La fitta rete di canali che diede “vita” alle nostre città
Nella giornata mondiale dell’Acqua 2021 vogliamo porre l’attenzione su come e quanto l’acqua e i manufatti di ingegneria idraulica abbiano plasmato e impreziosito la storia delle principali città lungo l’asse della Via Emilia.
L’acqua è uno degli elementi più importanti presenti sul nostro pianeta e fin da piccoli ci insegnano che senza di esso non ci sarebbe vita sulla Terra.
Senza entrare in particolari dettagli tecnici o geologici, basti pensare alla nostra Pianura Padana, di origine alluvionale, o al nostro Appennino, emerso e plasmato dai sedimenti del fondale oceanico: tutto il territorio che ci circonda deriva dall’acqua.
Nel corso degli anni la tematica idrogeologica ha assunto via via importanza fondamentale, dalle bonifiche alla gestione dello scolo delle acque reflue, dalle canalizzazioni alle arginature, con problematiche annesse, dei corsi dei fiumi.
E così, lungo l’asse della Via Emilia, il Decumano costruito dai Romani nella posizione più indicata per la colonizzazione di territori all’epoca ostili, tra le zone impaludate della “Bassa” e l’Alta Pianura ai piedi dei colli, con le tante risorgive o fontanazzi che garantivano acqua limpida e potabile, si sono sviluppati tutti i principali centri urbani emiliani.

Via Emilia e corsi d’acqua
Bologna e il Canale Navile
Iniziamo la nostra rassegna sul capoluogo di regione, città che ha fondato la sua forza e potenza industriale proprio sull’ acqua, che ha una statua in piazza Re Enzo che rappresenta il “Nettuno”, il dio del mare, ma il mare da questa città lo si può vedere forse in lontananza nelle giornate terse dalla torre degli Asinelli, e inoltre non c’è neanche un corso d’acqua importante che attraversa questa città, eppure ha anche una via che si chiama via del Porto.
Parliamo di una città fondata dagli Etruschi, poi dominata dalla popolazione dei Galli Boi e infine dai Romani: Bologna!
https://www.youtube.com/watch?v=joYkBRA25sg
Bologna era ed è attraversata da un torrente, l’Aposa, tutt’ora scorre sotterraneo per 8km sotto la città, ma avendo un regime torrentizio durante l’estate era secco. Bologna necessitava di acqua per la vita di tutti i giorni, i romani allora la portarono in città, ma non dal fiume Reno, bensì dal Setta, in quanto avevano scoperto che le acque di questo fiume erano qualitativamente migliori. Da Sasso Marconi costruirono un acquedotto lungo 18 km con una pendenza di appena 18 metri ma sufficiente allo scopo. Attualmente l’Acquedotto romano di Bologna è ancora in uso.
Dal 1600 e per tre secoli Bologna fu capitale della seta. I grandi mulini verticali venivano costruiti e nascosti all’ interno delle cantine dei palazzi e oltre a una questione di spazio, questo serviva per evitare che la tecnologia utilizzata potesse essere copiata.

Mulino da seta alla bolognese
All’ interno del Museo del Patrimonio Industriale di Bologna è possibile vederne una riproduzione
MA COME E DA E PER DOVE VENIVANO TRASPORTATE LE MERCI?
Come precedentemente scritto, Bologna ha una via chiamata via del Porto. Ebbene tutte le merci provenienti da Venezia o Ferrara e viceversa transitavano per il Porto di Bologna, un luogo chiassoso, pieno di gente e di vita.
Dal porto di Bologna parte un canale: il Canale Navile, che è il proseguimento del canale di Reno, fatto costruire nel 1221. Il canale Navile compie 800 anni!
Deve il suo nome alla funzione di canale navigabile, che svolse dal XV secolo fino ai primi anni del XX secolo.
Lungo il suo percorso fu realizzato un sistema di chiuse (dette sostegni), tuttora esistenti, anche se non più in funzione, per permettere la navigazione.
E’ necessario immaginare il Canale Navile come una scalinata che da Bologna scende verso Malalbergo e per questo c’è la necessità di creare delle opere (i sostegni) per superare questi gradini.
Le barche (dette navi) erano trainate da cavalli che procedevano su due sentieri detti restare, sui due argini del canale navigabile. Nel corso dei secoli le navi trasportarono merci, raramente passeggeri.
La navigabilità era assicurata soltanto per sette mesi all’anno a causa della carenza d’acqua estiva. Le barche erano tozze, a basso pescaggio (metri 1,30) e con la punta rialzata da entrambe le parti in modo da poter navigare nelle due direzioni. Mediamente erano lunghe dai 6 ai 10 metri e larghe 3.
Il primo “corriere postale” fu istituito a metà del 1500, e collegava due volte la settimana Bologna con Ferrara e Venezia. Ai viaggiatori era richiesta tanta pazienza: 4 ore dal porto a Corticella, e 7 ore per andare a Malalbergo.
La navigazione consentiva un viaggio meno “burrascoso” rispetto all’utilizzo delle strade che a quel tempo erano fatiscenti e con innumerevoli buche con il rischio di rovinare le merci.
Le navi che arrivavano da Malalbergo si fermavano al “pelago” di Corticella, da qui il trasporto delle merci verso Bologna poteva essere attuato a piedi assumendo dei portantini, o si trasbordava il tutto su barconi più piccoli che con l’aiuto dei Sostegni, che avevano il compito di innalzare o abbassare il livello dell’acqua per far passare la barca, si procedeva lungo il Canale verso Bologna. I barconi venivano trascinati contro corrente con l’aiuto dei cavalli che procedevano lungo la restara.
UN ESEMPIO DI TEMPISTICHE SULL’ ARRIVO DI MERCI ORDINATE
Al giorno d’oggi se abbiamo bisogno di un qualsiasi prodotto, possiamo tramite varie piattaforme online acquistarlo e nel giro di poche ore o giorni ecco che ci viene recapitato l’oggetto in questione comodamente a casa.
Verso il 1647 giunse a Bologna il grande gruppo scultoreo raffigurante il Martirio di San Paolo, opera Barocca scolpita da Alessandro Algardi. L’artista però lo aveva scolpito nel 1643 a Roma e per consegnarlo ai committenti di Bologna fu costretto a spedirlo. Impensabile portarlo via terra perché pesava più di una tonnellata. La nave partita da Roma passava da Messina e poi su per l’Adriatico fino a Venezia dove ci sarebbe stato il trasbordo su un barcone nostrano, ma i pirati turchi intercettarono il carico nel Mediterraneo, lo portarono ad Algeri e dopo il pagamento di un riscatto (33.000 scudi) la statua giunse a Bologna nel 1647 e fu collocata nella chiesa di San Paolo Maggiore dove si trova tutt’ora.

Il Martirio di San Paolo
Il canale Navile rimase attivo fino al 1934, in seguito fu abbandonato perché il trasporto su ferrovia e strada fu implementato.
COME SI PRESENTA OGGI IL NAVILE
Per anni il canale Navile ha vissuto in totale abbandono. In esso venivano scaricate le acque reflue della città, inoltre la restara in alcuni punti era dominata da rovi che impedivano il passaggio, topi che ti attraversavano la strada, un odore sgradevole proveniente dal canale e rifiuti di ogni genere all’ interno di esso.
Da qualche anno il lungo Navile sta rinascendo, grazie soprattutto alla volontà di alcune persone “gli amici del Navile” che su questo luogo ci sono cresciuti e che attivamente stanno cercando di dargli la giusta importanza. Spesso li si trova in alcuni luoghi a raccontarti la storia, le scoperte e le vicende di vita vissuta.
Dal 2020 sono in corso le opere per la manutenzione e il ripristino del Canale Navile.
https://facciamoungiroincentro.blogspot.com/2020/11/la-rinascita-del-canale-navile.html
E’ un luogo che è ricco di storia, fascino e vita, percorrendolo si vedono parecchi manufatti: i Sostegni non più in uso ma che sono attualmente oggetto di restauro, i maceri accanto al canale che un tempo venivano utilizzati per la lavorazione della canapa, un ponte a schiena d’asino conosciuto dai più come “il ponte della bionda”, ma nato come “ponte nuovo” per sostituirne uno precedentemente non più agibile e sul quale passavano i cavalli che i trainavano le barche, si può vedere anche un castello! E poi il pelago di Corticella, in cui il canale si allarga e qui le navi attendevano di procedere la navigazione, qui si trova anche la Madonnina dell’Olmo sotto la quale c’è una “conserva”, per accastare le merci affinchè non deperissero. Poco più avanti si passa sotto l’arco del ponte del Vignola per uscire da Bologna ed entrare nel comune di Castel Maggiore.
Ilaria vi proporrà tappe suggestive lungo questo percorso “immortale”.

Lungo Navile
Modena, la “Piccola Venezia”
Passeggiando in città, vi siete mai chiesti l’origine etimologica di alcune vie del centro storico: Via Canalino, Corso Canalgrande, Corso Canalchiaro, Via Modonella, Via della Cerca, Strada Attiraglio e tante altre?
Oppure di alcune altre legate alle attività, alle corporazioni medievali o ad un particolare “gemellaggio”: Via Tintoria, via Trivellari, Calle De Luca, Calle Bondesano?
Reminiscenze e lasciti di un passato “navigabile” per Modena che addirittura nel Sette-Ottocento aveva tra i dialetti più parlati anche quello veneziano, proprio per lo stretto legame che univa le due città, garantito dai canali navigabili che permettevano in poco più di 3 giorni di navigazione di raggiungere la Serenissima.
Oltre a questi dettagli, tanti altri legati al mondo delle acque sono ben evidenti ad un occhio più attento, dallo stemma comunale alla conformazione urbana, dagli opifici in parte ancora visibili alla gestione degli scoli fognari, da miti a leggende di antichissima origine, dalle pietre “a mosaico” del nostro Duomo, Patrimonio Unesco, alle recenti pavimentazioni in ciottoli di fiumi o ad installazioni con lame d’acqua come in Piazza Roma o a fonti d’acqua che hanno dato lustro e prestigio alla Modena di un tempo.

Lo Stemma di Modena con un paio di richiami alle acque: quali saranno?
Elisa vi propone un percorso urbano ideato, studiato e perfezionato nel corso di oltre 15 anni.
Vi accompagnerà lungo i vicoli cittadini alla scoperta di tante perle nascoste, “I Percorsi e le Vie d’Acqua” a Modena, in passato in collaborazione anche con i Musei Civici, verrà riproposto quest’anno dalle Guide 100 Fiori anche in veste serale estiva.
Il Canale Naviglio e la Darsena di Corso Vittorio a inizio Novecento
Reggio Emilia, la “Capitale della Seta”
Anche Regium Lepidi, di fondazione romana, ha caratteristiche simili alle città appena descritte lungo l’asse della Via Emilia.

Banzoli – Mappe di Reggio, dei suoi canali, del suo distretto e delle sue diocesi – FRONTESPIZIO
Canali, torrenti e fiumi ne hanno plasmato la morfologia e l’anima, gli opifici l’hanno resa, tra gli altri, centro nevralgico per la produzione di sete tra la fine del Cinquecento e il Seicento.
Nomi altisonanti hanno dato lustro a un centro un tempo povero e spesso asservito alle “potenze” vicine di Parma e Modena: Ariosto e Lucrezia Borgia in primis per il ruolo fondamentale nello sviluppo dell’arte serica.
Se osservate la città dall’alto potete notare come il Crostolo sia stato deviato dal corso originale, alcune vie ricordano opifici (concerie, tintorie) altre sono strettamente legate al mondo delle acque (Via del Guazzatoio, Campo Marzio, Vicolo Cantarana, Vicolo del Folletto, ecc…)

I Canali di Reggio
Un paio di installazioni recenti, il “Pesce fuor d’Acqua” e la Lama d’Acqua in Piazzale Roversi, hanno riportato l’attenzione sull’origine idrica della città.

Il Pesce fuor d’Acqua

La Lama d’Acqua
Tanti altri piccoli segreti e curiosità verranno svelati nel percorso urbano studiato e ideato da Fabio, apprezzabile in tutte le stagioni, in serale d’estate.